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La chiusura di un ospedale - qui gli Ospedali Riuniti di Bergamo - e l'abbandono del luogo, destinato a una nuova funzione di uso, è un fatto eccezionale, che pone inevitabilmente un problema di rappresentazione del suo atto finale, prima che si affacci a nuova vita. La rappresentazione fotografica e testuale che qui si propone non vuole essere un gesto conservativo. Potrebbe infatti sembrare che la fotografia, con la sua illusoria capacità di trattenere il tempo e di attestare ciò che è stato, debba necessariamente documentare quel che resta di un luogo, continuando ad alimentare il feticismo dell'objet trouvé, del mercatino delle cose vecchie. Questo progetto prova, invece, a fare emergere attraverso la sua modalità di rappresentazione le vicende umane e intime che si sono svolte in questo luogo. Un cambio di prospettiva rispetto a una visione che, anziché concentrarsi sul valore semantico e simbolico della rappresentazione, si interroga in modo inconcludente sulla natura del mezzo. Qui il tentativo è altro e mira a costruire un oggetto di senso, determinato dall'impronta della forma che rimanda al vissuto come atto del presente.